Cartoline di bordo: bambini dall’anima grande

Il lavoro di uno psicoanalista, che in apparenza si svolge tra le  quattro mura di una stanza, ad uno sguardo ravvicinato è in realtà molto dinamico. Ogni persona che incontriamo è un universo complesso,  cui ciascuna seduta ci accosta in modo sempre differente.
Tra i  mondi, tutti molto ricchi , che incontro ogni giorno,  merita uno sguardo particolare quello dei bambini adottati.
Arrivano in studio condotti da genitori  sensibili e attenti, che hanno appreso dalla loro esperienza di adozione che occuparsi dei disagi non appena si è giunti a percepirli, quando sono solo un’increspatura nel mare calmo delle relazioni affettive, può risparmiarci in futuro molta  sofferenza. Hanno appreso che dall’analista, soprattutto quando si è una famiglia speciale perché formata da non molto tempo, si va anche per stare meglio insieme, per essere aiutati a comprendere più a fondo quel figlio tanto  amato quanto (ancora) poco conosciuto.
I bambini, con i quali le sedute si trasformano in un gioco punteggiato di parole e disegni non di rado molto espressivi,  sembrano non vedere l’ora di poter  esprimere quello che gli pesa nel cuore. Mentre giocano o disegnano, raccontano la loro vita, anzi le loro vite. Sono bambini che hanno sei, sette o dieci anni, ma hanno già vissuto diverse vite: sono nati in un Paese lontano, dove hanno vissuto varie non semplici esperienze. Ad un certo punto, per motivi  a loro sconosciuti, sono stati portati in un altro Paese ed in un’altra famiglia: e da lì il mondo è ricominciato, del tutto diverso, e loro si sono riadattati.
Sono bimbi dall’anima grande, perché la varietà delle loro esperienze e il grande  sforzo che hanno dovuto compiere per riadattarsi li hanno resi saggi e già maturi, ma sono anche e comunque piccini.
E perché ci vuole un’anima veramente grande per contenere dolore e mancanza, ma anche gioia e affetti, compresi  quelli appartenenti al  passato e ormai lontani…
Il primo bisogno cui danno voce, spesso dimostrando una precisione stupefacente nel raccontare ciascun sentimento, è quello di essere conosciuti. Più ancora,  hanno bisogno che ogni istante  da loro vissuto, ogni ricordo e ogni sentimento, sia che appartenga a prima o a dopo il grande cambiamento, venga riconosciuto dai loro genitori come egualmente importante. Perché  l’identità di questi bimbi è fatta di presente e di  futuro, quello ancora da costruire insieme alla loro nuova famiglia, ma  è composta anche di quel che hanno vissuto nel tempo  vissuto nel Paese di origine, anche se si tratta di pochi anni o di pochi mesi.
Ascoltarli mentre si gioca con loro, senza avere fretta di comprendere né di consolare, può  quindi condurre a non poche scoperte. Le loro parole evocano con precisione l’emozione e chiedono semplicemente quel tipo di ascolto che dà contenimento e sollievo.
Ne darò ora alcuni brevi esempi. Ogni frase che trascriverò appartiene ad un bimbo diverso, le ho scelte per la particolare limpidezza espressiva. Sono squarci di luce sul mondo interiore di ognuno di loro, proposti con naturalezza.
“I miei genitori si preoccupano per niente…a volte me la prendo per quel che è successo quel giorno a scuola, ma subito loro esagerano, mentre io me la so cavare”.
“La mamma piange perché a scuola faccio arrabbiare la maestra,  ma perché lei  sta così poco con me e lavora sempre? Questo  mi rende triste”.
“Nel mio Paese c’erano tanti cattivi che sparavano sempre…per questo io qui ho tanta paura dei botti. Qui non ci sono tanti cattivi, vero?”.
“A volte ancora adesso appena mi sveglio la mattina non so se sono qui o laggiù, poi arriva la mamma a chiamarmi e mi bacia e la nostalgia passa. Ma so che un giorno al mio Paese ci ritornerò”.
“Io non so come sto, a volte sono triste, e allora mi spiace per i miei genitori e mi sforzo di essere allegra..”
“Non mi piacciono i miei occhi e i miei capelli, vorrei essere come tutti gli altri…davvero dici che sono belli anche loro?”
Frasi che mostrano capacità riflessiva ed emozioni complesse, frasi che confermano che per un bambino, in particolare per chi ha già accumulato esperienza dell’imprevedibilità del vivere,  tutto è  in movimento, nessun dolore è per sempre e c’è  sempre una nuova possibilità.
Forse hanno soprattutto bisogno che noi adulti, invece di preoccuparci soltanto, a volte troppo, di proteggerli dalle conseguenze di un  passato da noi immaginato per lo più negativo,  invece di vederli  unicamente come bimbi sofferenti e feriti, riconosciamo anche la  loro forza, la loro reattività e le loro risorse. E che glielo comunichiamo, sempre di nuovo.
Perché ci vuole tanta forza d’animo per affrontare  cambiamenti  di questa portata e questi bambini, già prima che li conoscessimo, hanno appreso a  farlo. Perché per loro è più semplice imparare a fidarsi di noi, se noi dimostriamo di accogliere i loro dubbi e gli smarrimenti,  e nello stesso momento di fidarci  sempre della loro energia vitale, in una parola se dimostriamo loro in ogni situazione di dar credito allo zainetto di capacità e di esperienza che si sono  portati con sé dal loro Paese.
Accompagnare la loro anima adulta e la loro anima piccina a fare amicizia  e ad armonizzarsi meglio diventa  nel tempo possibile, se ascoltiamo con mente e cuore liberi ciò che dicono, li accogliamo  e ci lasciamo via via  condurre. Attraverso  dolore e  paura,  smarrimento e rabbia, come attraverso una  gioiosa e consapevole fiducia in sé e nel mondo….
Dai bambini dall’anima grande c’è sempre  qualcosa di nuovo da imparare.